martedì 19 maggio 2009

Eretz

Attraversare la storia di altri, le guerre per sentito dire, le religioni mai conosciute. Fotografare persone, come allo zoo. Calpestare terre su cui la storia ha scritto parole dei vincitori e la polvere quelle dei vinti, un luogo dove leggere la nascita dell’uomo e imparare la sua profondità che è anche limite e armatura. Un muro che rispecchia l’identità di persone sparse per il mondo, una chiesa che attira persone da tutto il mondo, a vedere morbosamente i luoghi che furono scenografia della storia di altri, della guerra per sentito dire, della religione mai conosciuta.

Gerusalemme è un posto un po’ magico, dove convivono armoniosamente le cause di ciò che armonioso non è più.

Ci si perde ad ascoltare le preghiere cantate in una lingua lontana un braccio di mare, annusare spezie di un sud colorato, a guardare di nascosto una barba. E sembra che la guerra sia davvero di altri.