mercoledì 19 ottobre 2011

Sensazioni, dice.


Quando la bocca comincia ad essere cotta allora cerco un sapore meno definito, con meno profumo e che si possa tenere dentro per un po'. Spesso mi è capitato di faticare a mangiare la crosta del pane o le fette biscottate al mattino perchè l'angolo duro mi torturava il palato scorticato.
Il fascino per il lavoro manuale non mi ha mai lasciato, anche davanti agli innumerevoli insuccessi o al lento ritornello dei famigliari che ripeteva costantemente la mia imbranataggine. Il legno in particolare, forse per quel richiamo alla natura, ai boschi, alla saggezza dei vecchi, al Paese, a Rigoni e a tutto quel sapere concreto così lontano dalla filosofia dei libri. Filosofia della vita.
Arriviamo davanti alla bottega con il naso contro la vetrina, come il primo giorno di scuola davanti alla porta della classe, però sta volta la percezione della nostra incapacità era consapevolezza. Dentro un profumo di tabacco avvolge l'unico locale con la sua nebbiolina, quasi a nascondere Bertram che ci accoglie come due dei tanti che ciclicamente chiedono a lui un pizzico di tempo e di mestiere. Questa storia finisce con la netta convinzione che invece, con noi, la relazione sia stata unica ed irripetibile, come una storia d'amore uguale a tutte e per questo unica. “Adesso giochiamo con la fantasia” dice un uomo di 60 anni con i vestiti da falegname e lo sguardo da artista. Così cominciamo a scegliere il ciocco, frugando tra ventagli di radice che sembrano tutti uguali tra loro, simulando sicurezza e chiarezza di idee, per nascondere l'impreparazione più profonda. Così tutto va bene, qualsiasi pezzo è adatto se lo scegli tu, così cominciamo con un foglio di lucido a disegnare bozzetti, forme che richiamano quella delle centinaia di pipe viste in giro per negozi troppo cari o per la rete troppo larga. Maneggiando il legno, un pezzo di legno, comincia un viaggio di sensazioni.